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Il Pandino

Il grande giorno è finalmente arrivato, domani saranno 18.
A breve, quella patente tanto desiderata sarà tra le mie mani; ho bisogno di un’auto per far pratica e, in famiglia, sono tutte con il cambio automatico.

Poche pretese: una Grande Punto, un’Opel Corsa o comunque un’auto di questa fascia, basta che non sia troppo vecchia e che abbia il cambio manuale. Giro per le concessionarie, guardo sul web, ma non riesco a trovare nulla di mio gradimento. Ho quasi perso le speranze, finché un giorno mi imbatto in lei, una Fiat Panda Young 1100. Sì, è vero, non sarà l’ultima auto uscita sul mercato, ma ha il cambio manuale, inoltre, ha avuto un unico proprietario e le sue condizioni sono impeccabili. E poi, mal che vada, dopo aver fatto un po’ di esperienza, la lascerò a mio fratello.
Mi impongo di non spendere un centesimo su quest’auto, se non quelli per la benzina e la manutenzione ordinaria. Ma come faccio? È da quando sono piccolo che modifico qualsiasi mezzo che mi passi per le mani, compresa quella Peg Perego che mi regalarono per i tre anni. Cercherò di sopprimere le tentazioni.

Passano i giorni, i chilometri e quello che doveva essere solamente un mezzo transitorio comincia a piacermi sempre di più. Si, è piccola, scomoda, rumorosa e di un colore alquanto discutibile, inoltre, la tenuta di strada non è delle migliori, ma comincio a convincermi che quest’auto non avrà vita breve, al contrario credo che resterà con me per sempre.

E allora perché no? Perché non cedere alla tentazione e cominciare a effettuare qualche piccola modifica? Nulla di che, solo un paio di accorgimenti per renderla più gradevole e fruibile. Un set di molle V-Maxx da -4 cm abbinate a un Bilstein B4, quattro cerchi con canale da 7” ed ET0 e un paio di codolini che possano accordare il tutto. Adesso, è perfetta e, inoltre, sembra larghissima! Basta, mi fermo qui.
Cavoli, però, questo motore è troppo fiacco, chissà se potrei metterci dentro un 1.4 T-Jet. No, dai, meglio non esagerare, cercherò di modificare quello che c’è già. Abbassiamo la testata, montiamo le camme della Fiat Punto 75, lavoriamo il corpo farfallato e i condotti di aspirazione e scarico. Concludiamo il tutto con dei collettori 4-2-1 Skat, uno scarico Cecam in acciaio e una aspirazione diretta.

Adesso sì che è bella da guardare e anche da guidare, ma manca ancora qualcosa! Via i tamburi al posteriore, bisogna far spazio a un impianto frenante di derivazione Alfa 155 con dischi da 227 mm e tubi intreccia. Dischi da 240 mm all’anteriore, barra stabilizzatrice e duomi. Visto che ci sono, insonorizzo l’abitacolo, installo i sedili del Fiat Coupè e li monto in modo tale che siano il più bassi possibile, non ho voglia di andare in giro con la testa che sbatte sul tetto. Sostituisco il quadro strumenti con quello di una Y10, almeno riuscirò a tenere sotto controllo qualche parametro in più, aggiungo un econometro e qualche altro manometro utile. Tutto fantastico, ma la sera non si vede nulla. Allora via anche i fari originali ed ecco dei lenticolari bixenon da 35 watt con Angel Eyes.
Ora, è veramente perfetta, però, forse, la situazione mi è un po’ sfuggita di mano.
Cos’è che avevo detto? Ah giusto, che non avrei speso neanche un centesimo.

Testo liberamente ispirato alla storia di Raffaele Carnicelli, proprietario dell’auto.

Revisione a cura di Monica Filosi.
Fotografia a cura di Luigi Vetuschi.

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